martedì 10 novembre 2009

Povero Cristo

Quando sono andata in prima media, dietro la cattedra c'era il crocifisso. L'insegnante di matematica entrò in aula e per prima cosa ci ordinò di fare il segno della croce.
Per me era normale, c'ero abituata dalle elementari. La maestra che ho avuto per cinque anni, Benita Bianchini Moro, ci faceva dire una preghiera tutte le mattine, all'inizio delle lezioni. E' una donna eccezionale che, senza darsi arie, è riuscita a insegnare a tutti, dico a tutti, anche a chi era nato con il quoziente intellettivo di un pesce rosso o in una famiglia di delinquenti o, come me, era già nevrotica persa, a leggere, scrivere e far di conto e, cosa più importante, a rispettare tutti gli altri, non tanto a parole ma dandoci l'esempio, perché trattava ciascun allievo come una creatura unica e speciale.
Quindi, dicevo, per me pregare era una cosa normale e, soprattutto, bella e giusta. Non immaginavo che Gesù potesse rappresentare qualcosa di diverso dal bene assoluto.
Ma la professoressa di matematica, di cui non faccio il nome perchè è meglio consegnare la sua memoria al disprezzo dell'oblio, dopo averci fatto fare il segno della croce, non iniziò l'Ave Maria, come faceva la signora Bianchini. Si avvicinò a un ragazzino all'ultimo banco, che, scoprii poi, veniva sempre a scuola con la stessa tuta da ginnastica azzurra, i mocassini e puzzava, lo prese per un braccio e gli urlò: "Non ti sai neanche fare il segno della croce! " Non so se avesse usato la sinistra o se avesse cominciato dalla spalla sbagliata. Fu bocciato. A quella donna il segno della croce serviva a individuare subito i figli di Dio più deboli e più facili da umiliare.
Guardai Gesù sul muro, dietro la cattedra, e scoprii una realtà terribile: poteva venir usato come strumento contro qualcuno. E meno male che in classe non c'era nessuno che apparteneva una minoranza religiosa.
Per mia fortuna, a dire messa nella mia parrocchia veniva don Gino Rigoldi, a dirigere l'oratorio c'era don Danilo Muzzin, un prete dal cuore grandissimo che adesso si sta godendo in Paradiso tutto il bene che ha fatto e avevo pure una catechista eccezionale, Giulietta Cremonesi, convertita dall'ebraismo e forte nella fede e nelle sue ragioni. Se non ci fossero stati la signora Bianchini, don Gino, don Danilo e Giulietta, forse, sarei tra quelli che vogliono togliere i crocifissi dalle aule e vietare le messe nelle scuole pubbliche.
Perché è vero che Gesù in croce rappresenta solo l'amore, la giustizia, la libertà di un uomo che si è offerto in sacrificio per tutti noi, anche per chi non crede che fosse Dio, come ha detto benissimo Fabrizio De André con questa canzone. E per difendere la sua presenza ci sono mille ragioni laiche e umane.
Ma è anche vero che, tra chi lo vuole appeso al muro c'è chi nutre la speranza che serva a far sentire un po' più esclusi e a disagio i bambini venuti qui da lontano, per sfuggire a un destino di miseria e magari di morte.
A fare ricorso contro il crocifisso nelle aule è stata una signora finlandese, insieme al marito italianissimo. E' atea razionalista, non musulmana. Ma Internet è piena di commenti che danno la colpa agli immigrati.
Non oso immaginare cosa pensa Gesù, di chi brandisce la sua immagine come una clava contro i poveri cristi e li vorrebbe appendere alla croce dell'emarginazione e del rifiuto.
Forse è importante che l'immagine di Gesù resti appesa dietro le cattedre, ma sarebbe più importante che, se non la fede in lui almeno qualcosa del suo insegnamento, fossero nei cuori e nelle teste di chi siede su quelle cattedre e sugli scranni dei magistrati e a Montecitorio e a Palazzo Chigi. Se fosse così, forse nessuno chiederebbe di toglierlo.
Battutaccia finale, se no il post è troppo serio:
La Lega difende il crocifisso. Fa sempre piacere vedere un extracomunitario che soffre.
O anche:
Forza Nuova difende il crocifisso. Fa sempre piacere vedere un ebreo che soffre.

venerdì 17 luglio 2009

Il Disinformatico: Ilenia Visca non �un hacker, �una vittima

Il Disinformatico: Ilenia Visca non �un hacker, �una vittima

Vittime dello scemo del villaggio globale

Ilenia Visca e Paolo Monasterolo sono vittime di diffamazione a mezzo internet.
Un individuo, probabilmente privo di vita sessuale e intellettuale, non ha trovato di meglio che inventarsi un appello in cui li dipinge come pericolosi hacker e diffonderlo su Facebook. La pessima ed endemica abitudine di inoltrare qualsiasi sciocchezza compaia nel proprio account senza fare un minimo di verifica o almeno di riflessione logica, ha fatto il resto. Ilenia e Paolo sono stati costretti a cancellarsi dal social network. I dettagli li trovate nel sito del benemerito Paolo Attivissimo.
A chi ha diffuso questa fesseria (o quelle, analoghe, che hanno danneggiato altri innocenti) vorrei far presenti due cose:
  1. Secondo voi un hacker usa il proprio vero nome, invece di uno psuedonimo qualsiasi, da cambiare appena viene sgamato?
  2. Leggetevi bene l'articolo 594 del codice penale. Guardate che internet non è un'oasi di impunità. Siete responsabili di quello che scrivete o inoltrate. Prima o poi a qualcuno gireranno seriamente le scatole e gli verrà voglia di prendere un avvocato. E la scusa "ma me l'ha detto mio cuggino..." difficilmente commuoverà il giudice

martedì 14 luglio 2009

Harry Potter e il Principe Mezzosangue


Quello che arriva domani nelle sale italiane è il migliore dei sei film di Harry Potter: questo, di per sè, non vuol dire nulla, dato che gli altri cinque ricadono nella categoria "se non si ha di meglio da fare, si può anche vedere" e non rendono per nulla giustizia alla complessità e al fascino dei libri di J.K. Rowling.
Ma Harry Potter e il Principe Mezzosangue emoziona davvero, spaventa il giusto (troppo per i più piccini) e ha sorpreso anche chi conosce il romanzo a memoria, perché, per esempio, non è Tonks a salvare Harry sull'Hogwarts Express e non è Rufus Scrimgeur a rovinare il Natale a casa Weasley.
Lo sceneggiatore Steve Klowes si è preso grandi libertà rispetto alla storia scritta e ha fatto bene. Severus Piton è meno ambiguo (tanto sappiamo tutti da che parte sta, nel 2007 l'hanno detto persino i telegiornali) e Albus Silente più paterno, al punto che si interessa alla vita sentimentale di Harry.
Del resto, c'è qualcuno che preferisce il noiosissimo Pinocchio di Benigni, fedele al libro Collodi, alla liberissima e indimenticabile reinvenzione di Walt Disney? o che vorrebbe che il finale di Shining di Stanley Kubrick fosse uguale a quello del romanzo di Stephen King, commovente sulla carta ma impossibile da raccontare per immagini?
Gli unici delusi a buon diritto saranno i fan di Fleur Delacour, che non la rivedranno: il suo amore per Bill Weasley è stato sacrificato del tutto, come le altre trame secondarie, al ritmo perfetto della sceneggiatura.
In compenso, Bellatrix Lestrange (in alto a destra), con lo splendido sguardo allucinato di Elena Boham Carter e la voce dolcemente folle di Laura Boccanera, vale da sola il prezzo del biglietto. Una cattiva indimenticabile, con il fascino di Hannibal Lecter e la maestà di Darth Vader.

martedì 30 giugno 2009

Harry Potter e gli incantesimi mancanti



Come ho scritto su Il Giornale di ieri, lunedì sera è stata magica per gli appassionati di Harry Potter, tra cui mi annovero con entusiasmo. Peccato, però che siano mancati due incantesimi: aere refresco(aria condizionata) nell'Harry Potter Truck e imago visibilis (proiettore regolato come si deve) nella sala Elettra del cinema Apollo, per cui Il calice di fuoco, negli ultimi dieci minuti, non era a fuoco.
Fine delle lamentele.
Evanna Lynch guarda il mondo come se ne vedesse un altro. E' davvero Luna Lovegood (a sinistra), solo più bella e più sexy. Gentilissima e stravagante, si è presentata in miniabito, tacchi vertiginosi e cappello nero, che, sotto il sole di piazza Duomo, avrebbe fatto sudare chiunque ma non lei. "Sono ancora una fan, più che un'attrice" ha detto. La fama e la pressione della folla non le danno nessun fastidio. Davanti alle miniature dei personaggi della serie, le ho chiesto: "Come ci si sente a essere un pupazzetto?" e lei ha commentato: "Il mio non l'hanno ancora fatto, ma penso che mi sentirò bene". Pensate che, alla stessa domanda, Emma Thompson aveva risposto: "Blah, che schifo, ora tutti i marmocchi mi succhieranno la testa!"
I gemelli Phephs, invece, sono due educatissimi e castani ragazzoni inglesi. "I capelli" hanno detto " ce li tingeremo di nuovo di rosso tra un mese, quando torneremo sul set di I doni della morte." Il loro unico gesto da gemelli Weasley è stato quando un bambinetto magrolino è riuscito a intrufolarsi tra una transenna e l'altra, per fare una foto con loro. "Lo lasci stare, è mio figlio!" ha detto uno dei due (quale? Boh, sono uguali) all'addetto alla sicurezza accorso per allontanarlo.
Come giornalista, anche se ero lì più che altro come fan, ho avuto il privilegio di entrare tra i primi nel truck, che, grazie all'incantesimo specchius parietalis (il trucco scenografico più vecchio dell'universo) pare più grande all'interno che fuori, come gli edifici magici dei libri di J.K. Rowling.
Durante il rinfresco, ho iniziato a sentirmi in colpa verso gli altri fan, assiepati dietro alle transenne, così ho preso le macchine fotografiche di alcuni e ho fatto un po' di foto agli attori, da vicino. Ho anche vilmente sottratto due cartelle stampa e le ho date a dei fan che volevano farsele autografare. Warner Bros., mi perdoni?

giovedì 28 maggio 2009

Profumi, aromi, fragranze


Da oggi, inauguro un nuovo blog, Profumi, Aromi e Fragranze, che, come potete arguire dal titolo, si occuperà delle mie esplorazioni olfattive (grufolare vuol dire proprio cercare cose buone con l'olfatto).
Questo blog resterà riservato a tutti gli altri tipi di delirio.

domenica 5 aprile 2009

Esxence


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È una mostra da visitare come se sugli stand ci fossero quadri o statue, invece che bottiglie di profumo. Esxence, infatti, è una fiera internazionale dedicata alle fragranze d'autore, realizzate da artisti che usano gli odori come altri usano le note o i colori. Non ci sono i marchi più famosi, quelli che tutti conoscono grazie alla pubblicità, ma piccole aziende artigianali. E in molti stand è il creatore stesso a raccontare come sono nate le sue opere e a farle scoprire ai visitatori. Esxence, alla sua prima edizione, si svolge allo Spazio Pelota di via Palermo, 10 ed è aperta al pubblico oggi e domani "Speriamo che vengano persone davvero interessate a scoprire che il profumo può essere un'opera d'arte" spiega Silvio Levi, uno degli organizzatori dell'evento.

Per aprire la mente dei meno esperti nell'uso dell'olfatto, il profumiere Maurizio Cerizza, creatore dei Profumi di Pantelleria e della linea Calè, ha allestito uno stand dove fa annusare essenze come il pane tostato, la carta di giornale o il riso basmati. "Molto spesso l'ispirazione per un grande profumo nasce dalle cose quotidiane, quelle che abbiamo, letteralmente, sotto il naso tutti i giorni" sostiene Mark Buxton che, dopo un a vita passata a creare profumi per marchi di lusso come Comme des Garcons, ora lancia una linea di fragranze con il proprio nome.

Dopo aver riscoperto gli odori della vita quotidiana, sempre sotto la guida di Cerizza, il visitatore è invitato a sperimentare delle essenze particolari. Alcune, come lo zibetto (ingrediente fondamentale di Chanel n° 5), risultano da sole alquanto sgradevoli ma, combinate con fiori e spezie, producono capolavori olfattivi. "L'arte del profumiere" confessa Stéphane Humbert Lucas della maison Nez à Nez. "è trovare l'accordo che rende armoniose delle note olfattive dissonanti". Lorenzo Villoresi, tra i profumieri italiani più noti e apprezzati nel mondo aggiunge: "Grazie allo sviluppo della chimica, oggi disponiamo di una gamma di migliaia di odori naturali e sintetici. Come un pittore può usare tutte le sfumature del verde, il profumiere moderno può scegliere tra moltissime note verdi, cioè ispirate alla freschezza dell'erba e delle foglie". Infine, viene proposto un piccolo test: si sceglie, tra otto carte con disegni colorati, quella che più rappresenta il proprio carattere e a ciascuna è associata una particolare combinazione di essenze. "La profumeria artistica" spiega Levi "crea fragranze che esaltano la personalità di chi le indossa."

Un altro stand affascinante è quello del Museo del Profumo, gestito dal collezionista milanese Giorgio della Villa Ci sono pezzi unici come i flaconi, a forma di pipa o di sole, realizzati da Salvador Dalì per i profumi di Elsa Schiaparelli o quelli di Lalique per le prime fragranze Dior. "L'ambizione del museo" spiega il curatore " è di raccontare la storia dei cambiamenti sociali attraverso l'evoluzione della cosmetica".

Pubblicato su Il Giornale, il 4 aprile 2009

martedì 31 marzo 2009

Andy Tauer, uno svizzero fragrante



"C'era una volta un manager che aveva molti soldi e molto tempo libero" Andy Tauer (quello con i jeans e la camicia bianca) un chimico svizzero con i baffetti e l'aria un po' da nerd, ha iniziato così, tra il fiabesco e l'autoironico, il racconto della sua scoperta del mondo degli aromi, davanti a un gruppetto di appassionati, riuniti nel negozio Profumo di Milano. "Durante una vacanza in Kenya" ha continuato Tauer "con mia madre, dato che prevedevo di annoiarmi, ho portato moltissimi libri, tra cui Essence and Alchemy, scritto Mandy Aftel, guru della profumeria naturale americana. Mi ha affascinato e ho iniziato a fare esperimenti, mescolando oli essenziali e creando profumi per divertimento. Più tardi, un'altra donna, la profumiera Vero Kern mi ha tentato come Eva e mi ha fatto scoprire gli ingredienti sintetici".
In realtà, quello delle essenze "naturali" è un falso mito creato dal marketing e dalla diffidenza degli ignoranti verso tutto ciò che è chimico: i composti artificiali non sono affatto sgradevoli o pericolosi. Per dimostrarci come si può creare un profumo giocando con natura e scienza, Tauer ci ha fatto annusare dell'essenza naturale di rosa centifolia, poi del phenylethyl alcohol (che profuma anch'esso di rosa ed è un componente dell'essenza naturale) e infine le due sostanze mescolate. La rosa naturale è molto debole, mentre la versione sintetica è più pungente e potente. Insieme, si esaltano, creando una rosa viva e vibrante.
"Poi" ha continuato "ho perso il lavoro e ho avuto ancora più tempo libero, così invitavo di continuo gli amici a cena. Uno di loro ha una libreria che vende anche artigianato marocchino e, una sera che avevamo bevuto parecchio, mi ha chiesto di creare un profumo da vendere nel suo negozio. Così ho creato Le Maroc Pour Elle. Che è stato un flop". Annusandolo, non è difficile capire il motivo: non sa di "profumo", sa di spezie, essenze e vapori che escono da un hammam, dove le donne vengono massaggiate con olio essenziale di rosa e balsamo di tigre, insomma, è ottimo ma non "commerciale". "Allora" spiega Tauer "visto che con in femminile era andata male, ho provato con un maschile L'air du desert marocain. Un secondo flop." Stavolta più difficile da capire: La fragranza è interessante, evocativa, ha alcune note balsamiche in comune con Le Maroc pour elle, ma è molto più "normale" tanto che ricorda un po' Santos di Cartier, anche se è più esotico e originale. Il punto di svolta, per il profumiere svizzero, è stato l'incontro, in rete, con Luca Turin, il celebre critico di fragranze, che assegna una valutazione, in stelle, da 1 (schifezza) a 5 (divino) a quasi tutti i profumi che escono. "Ci siamo conosciuti attraverso il suo blog e gli ho mandato alcuni campioni. Ha dato cinque stelle a L'air du desert. Che da allora ha cominciato a vendere". Poi Tauer ci ha fatto provare Lonestar memories, un cuoiato che sa di cavalli e praterie "ispirato all'anno in cui, da giovane, ho vissuto in Texas"; il fiorito e freschissimo Rêverie au jardin e due incensi affascinanti: Incense rosé, fiorito e agrumato e Incense extrême, purissimo come il fumo che esce dal turibolo. Infine Tauer ci ha presentato due creazioni non ancora in commercio. Uno è una cosa saponosa che ad altri è piaciuta ma a me proprio no e l'altra è Rose Chyphré, un piccolo capolavoro olfattivo che spero di poter comprare presto: è la fragranza della rosa depurata di tutta la leziosità e l'oleosità e potenziata negli aspetti speziati e legnosi.
Grazie a Bergamotto e benzoino, il miglior blog italiano sui profumi, da cui ho saputo dell'incontro.

lunedì 23 marzo 2009

L'indignazione contro B16 è il nuovo tubino nero

I fatti:
La trascrizione integrale delle parole di Benedetto XVI (Da qui in poi B16). L'ho presa dal blog di Sandro Magister, vaticanista dell'Espresso, tra i pochi giornalisti che si sono preoccupati di informare, prima di commentare. A porre la domanda al Papa, martedì 17 marzo, sull’aereo che lo portava in Camerun, è stato il giornalista Philippe Visseyrias del canale televisivo France 2.
D. – Santità, tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’Aids. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio? La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace.
R. – Io direi il contrario: penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e anche invisibilmente, per la lotta contro l’Aids, ai camilliani, a tutte le suore che sono a disposizione dei malati… Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano, non si può risolvere il flagello con la distribuzione di preservativi: al contrario, il rischio è di aumentare il problema. La soluzione può trovarsi solo in un duplice impegno: il primo, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, a essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano visibili progressi. Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dare forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e di quello dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra che questa sia la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo e importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno.
E queste sono le mie personali pensate:
B16 ha promesso di scomunicare i tanti preti e suore missionari che, dopo aver educato i sieropositivi al rispetto di sé e del prossimo, gli consigliano, se dovessero cadere in tentazione, di usare almeno il preservativo? No, non lo ha fatto, eppure B16 non è tanto fesso da ignorare che questo succede molto spesso, in Africa e anche in Europa. Ha detto che il preservativo non è una barriera contro l'Hiv? Neppure, e poi queste son cose che devono dire i medici.
Ma prendersela con B16 è molto chic, fa tanto progressista, democratico, liberale, laico e sessualmente evoluto. E soprattutto, non impegna. È una sorta di tubino nero, lo stile ideale per qualsiasi governante, giornalista, uomo di spettacolo europeo.
Sfidare le ricchissime e potentissime multinazionali del farmaco per rendere accessibili ai poveri dell'Africa le cure che permettono ai malati di vivere più a lungo e ai bimbi di non beccarsi l'Hiv dalle mamme sieropositive è difficile e rischioso. E poi è complicato da spiegare a lettori, elettori e telespettatori europei, che si annoiano a morte a sentir parlare di Terzo Mondo, a meno che non ci sia di mezzo il sesso.
Vi risulta che i governi europei, tanto indignati con B16 si siano mai impegnati seriamente per combattere la miseria e l'ignoranza in Africa? No. Molto più facile e meno caro mandare qualche milione di preservativi. Se poi la gente non sa cos'è un virus e pensa che avere molti figli sia l'unica garanzia per la vecchiaia, all'Europa non importa niente.
L'ex presidente sudafricano Thabo Mbeki ha sulla coscienza decine di migliaia di vite (almeno) perché, finché è stato al potere ha impedito di fare qualsiasi tipo di seria prevenzione contro l'Aids nel proprio paese. È un convinto sostenitore della teoria della cospirazione più idiota di tutte, quella secondo cui l'Aids sarebbe un'invenzione delle case farmaceutiche e della Cia. Ma con lui i governi europei mica si sono indignati. Prendersela con il delfino di Nelson Mandela non è mica chic.
Intanto, la Chiesa africana ignora questa bagarre tutta occidentale e continua a lavorare contro la povertà, l'ignoranza e l'Aids. Laggiù, il tubino nero proprio non serve.

martedì 17 marzo 2009

Souk al fregatourist


Se andate a Tunisi e incontrate il signore che vedete nella foto, vi racconterà che lavora nel vostro albergo e che, siccome gli è appena nata una figlia, vuole offrirvi da bere. Vi porterà in un bar lì vicino e insisterà per pagare lui.


Poi, dato che vi trova molto simpatici, si offrirà di accompagnarvi alla Medina, dove solo per oggi c'è la festa dei tappeti. Vi dirà che conosce un'ottima profumeria e una fabbrica di tappeti originali, dove vi faranno un prezzo di favore, grazie al fatto che siete clienti dell'albergo e, soprattutto, amici suoi. A quel punto, vi consiglio vivamente di salutarlo da parte mia e piantarlo in asso, dopo esservi bevuti il caffè alla sua salute.

Se invece crederete di aver incontrato una persona sincera, pronta a mostrarvi la Tunisia autentica, vi farà spendere 20 euro per 10 grammi di essenza alla Maison du Parfumeur, in Rue Sidi Ben Arous vicino all'angolo con Rue de la Kasba e poi vi chiederà 20 dinari in prestito per comprarvi un regalo "da parte della mia bimba appena nata, perché da noi si usa così" e vi porterà in una fabbrica di tappeti, dove cercheranno di farveli comprare a prezzi esorbitanti. Appena gli direte che non intendete spendere altri soldi e che volete visitare i monumenti, sparirà dicendo che deve correre in ospedale da sua moglie e che vi porterà il dono in albergo quella sera. Vi darà pure la sua parola di musulmano. Facendo un giro nel souk, scoprirete che 10 grammi di essenza costano al massimo 5 dinari (circa 2,70 euro).

Ovviamente non rivedrete mai più il vostro amico. Se chiederete alla reception, vi diranno che non lavora nell'albergo e che non siete il primo turista a cascarci.

A questo punto vi chiederete: "ma papà ti manda sola, alla tenera età di 37 anni?"

L'unica cosa che posso dire a mia discolpa è che nei giorni precedenti avevo incontrato solo persone gentili, disponibili e disinteressate, che mi hanno fatto sentire davvero a casa. La maggioranza dei tunisini è onesta e molto ospitale. Per fortuna, un altro turista ha fotografato il truffatore e il management dell'albergo l'ha denunciato alla polizia.

Purtroppo non è l'unico a esercitare la professione di fregaturist: l'ultima sera, uscendo da un altro albergo, ho incontrato un giovanotto che si è presentato come dipendente dell'hotel e mi ha detto che la mattina dopo, alla Medina, c'era la festa dei tappeti e se volevo, mi ci avrebbe accompagnata...

Mi sono trovata molto bene, invece, nel negozio Aux vrais parfums d'orient al 43 del Souk el Attarine, che in arabo significa mercato dei profumi. Per 30 grammi di oud e di garofano di buona qualità ho pagato 15 dinari, naturalmente dopo strenua contrattazione. Il venditore è gentile, competente e tifoso dell'Inter.


venerdì 20 febbraio 2009

Affascinanti forme di vita




















Gli Ufo osservano Raoul Bova (sopra) dal cielo e anche Robbie Williams (a sinistra) sostiene di essere stato più volte oggetto delle loro attenzioni.
Ne deduco che i comandanti delle navi aliene sono femmine e hanno buon gusto nel selezionare le forme di vita più affascinanti del nostro pianeta.

giovedì 12 febbraio 2009

Il basso milanese

Il basso è quell'abitazione situata a piano terra, dove uno si aspetterebbe di trovare un negozio, un magazzino o un garage, tipica dei quartieri più poveri del centro di Napoli ( e dell'Avana dove è chiamato bajo). Finora. Perché adesso esiste anche il basso milanese. Ben diverso dagli altri due, che sono sorprendentemente simili: arredati il meglio possibile, in stile barocco cheap, con molti pizzi e soprammobili, la statua di un santo (che a Cuba rappresenta una divinità africana) e il televisore in bella vista, sono aperti sulla strada, che spesso diventa un'estensione del salotto, arredata e occupata da sedie, stendini per i panni e stereo con la musica a tutto volume (Gigi D'Alessio a Napoli, ottima salsa oltreoceano).
Il basso milanese, in concreto, è la stessa cosa: un piccolo negozio stroncato dalla crisi, dove risiede uno sfigato che non può permettersi di meglio. Ma le somiglianze finiscono qui. Tanto per cominciare il bassicolo (abitante del basso) meneghino non è consapevole della propria condizione: secondo lui, vive in un "loft postcommerciale". Dicendolo, il labbro superiore gli si arriccia con aria snob. Secondo me, al massimo, potrebe chiamarlo bloft, pronunciato un po' sbuffando. E siccome il bloft è nascosto dietro una saracinesca sempre abbassata, a volte murata, il milanese si perde il meglio del basso: la vita sociale. Il bassicolo napolocubano è per forza di cose uomo di spettacolo, perché casa sua è aperta come un palcoscenico, personaggio da reality show, i cui affari sono sempre in onda su televicolo, filosofo da conversazione stradale, psicologo del pettegolezzo. La sua sfiga è un'arte, l'arte di arrangiarsi ed è diventata già letteratura. Il suo imitatore meneghino, invece, si occupa di comunicazione (lavora al call center), è un artista (va ai vernissage degli altri), si muove nel mondo dello spettacolo (da un provino all'altro). Lo stile dell'arredamento è Ikea, persino i poster e il massimo della creatività è pagare un graffitaro perché gli dipinga la saracinesca. Ma è raro, di solito preferisce il grigio, perché, nel suo bloft il bassicolo milanese, vive rintanato come un paguro, sperando che nessuno veda che abita lì. Per questo, il basso napoletano ha ispirato Eduardo De Filippo, il bloft solo questo post.