martedì 31 marzo 2009

Andy Tauer, uno svizzero fragrante



"C'era una volta un manager che aveva molti soldi e molto tempo libero" Andy Tauer (quello con i jeans e la camicia bianca) un chimico svizzero con i baffetti e l'aria un po' da nerd, ha iniziato così, tra il fiabesco e l'autoironico, il racconto della sua scoperta del mondo degli aromi, davanti a un gruppetto di appassionati, riuniti nel negozio Profumo di Milano. "Durante una vacanza in Kenya" ha continuato Tauer "con mia madre, dato che prevedevo di annoiarmi, ho portato moltissimi libri, tra cui Essence and Alchemy, scritto Mandy Aftel, guru della profumeria naturale americana. Mi ha affascinato e ho iniziato a fare esperimenti, mescolando oli essenziali e creando profumi per divertimento. Più tardi, un'altra donna, la profumiera Vero Kern mi ha tentato come Eva e mi ha fatto scoprire gli ingredienti sintetici".
In realtà, quello delle essenze "naturali" è un falso mito creato dal marketing e dalla diffidenza degli ignoranti verso tutto ciò che è chimico: i composti artificiali non sono affatto sgradevoli o pericolosi. Per dimostrarci come si può creare un profumo giocando con natura e scienza, Tauer ci ha fatto annusare dell'essenza naturale di rosa centifolia, poi del phenylethyl alcohol (che profuma anch'esso di rosa ed è un componente dell'essenza naturale) e infine le due sostanze mescolate. La rosa naturale è molto debole, mentre la versione sintetica è più pungente e potente. Insieme, si esaltano, creando una rosa viva e vibrante.
"Poi" ha continuato "ho perso il lavoro e ho avuto ancora più tempo libero, così invitavo di continuo gli amici a cena. Uno di loro ha una libreria che vende anche artigianato marocchino e, una sera che avevamo bevuto parecchio, mi ha chiesto di creare un profumo da vendere nel suo negozio. Così ho creato Le Maroc Pour Elle. Che è stato un flop". Annusandolo, non è difficile capire il motivo: non sa di "profumo", sa di spezie, essenze e vapori che escono da un hammam, dove le donne vengono massaggiate con olio essenziale di rosa e balsamo di tigre, insomma, è ottimo ma non "commerciale". "Allora" spiega Tauer "visto che con in femminile era andata male, ho provato con un maschile L'air du desert marocain. Un secondo flop." Stavolta più difficile da capire: La fragranza è interessante, evocativa, ha alcune note balsamiche in comune con Le Maroc pour elle, ma è molto più "normale" tanto che ricorda un po' Santos di Cartier, anche se è più esotico e originale. Il punto di svolta, per il profumiere svizzero, è stato l'incontro, in rete, con Luca Turin, il celebre critico di fragranze, che assegna una valutazione, in stelle, da 1 (schifezza) a 5 (divino) a quasi tutti i profumi che escono. "Ci siamo conosciuti attraverso il suo blog e gli ho mandato alcuni campioni. Ha dato cinque stelle a L'air du desert. Che da allora ha cominciato a vendere". Poi Tauer ci ha fatto provare Lonestar memories, un cuoiato che sa di cavalli e praterie "ispirato all'anno in cui, da giovane, ho vissuto in Texas"; il fiorito e freschissimo Rêverie au jardin e due incensi affascinanti: Incense rosé, fiorito e agrumato e Incense extrême, purissimo come il fumo che esce dal turibolo. Infine Tauer ci ha presentato due creazioni non ancora in commercio. Uno è una cosa saponosa che ad altri è piaciuta ma a me proprio no e l'altra è Rose Chyphré, un piccolo capolavoro olfattivo che spero di poter comprare presto: è la fragranza della rosa depurata di tutta la leziosità e l'oleosità e potenziata negli aspetti speziati e legnosi.
Grazie a Bergamotto e benzoino, il miglior blog italiano sui profumi, da cui ho saputo dell'incontro.

lunedì 23 marzo 2009

L'indignazione contro B16 è il nuovo tubino nero

I fatti:
La trascrizione integrale delle parole di Benedetto XVI (Da qui in poi B16). L'ho presa dal blog di Sandro Magister, vaticanista dell'Espresso, tra i pochi giornalisti che si sono preoccupati di informare, prima di commentare. A porre la domanda al Papa, martedì 17 marzo, sull’aereo che lo portava in Camerun, è stato il giornalista Philippe Visseyrias del canale televisivo France 2.
D. – Santità, tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’Aids. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio? La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace.
R. – Io direi il contrario: penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e anche invisibilmente, per la lotta contro l’Aids, ai camilliani, a tutte le suore che sono a disposizione dei malati… Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano, non si può risolvere il flagello con la distribuzione di preservativi: al contrario, il rischio è di aumentare il problema. La soluzione può trovarsi solo in un duplice impegno: il primo, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, a essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano visibili progressi. Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dare forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e di quello dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra che questa sia la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo e importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno.
E queste sono le mie personali pensate:
B16 ha promesso di scomunicare i tanti preti e suore missionari che, dopo aver educato i sieropositivi al rispetto di sé e del prossimo, gli consigliano, se dovessero cadere in tentazione, di usare almeno il preservativo? No, non lo ha fatto, eppure B16 non è tanto fesso da ignorare che questo succede molto spesso, in Africa e anche in Europa. Ha detto che il preservativo non è una barriera contro l'Hiv? Neppure, e poi queste son cose che devono dire i medici.
Ma prendersela con B16 è molto chic, fa tanto progressista, democratico, liberale, laico e sessualmente evoluto. E soprattutto, non impegna. È una sorta di tubino nero, lo stile ideale per qualsiasi governante, giornalista, uomo di spettacolo europeo.
Sfidare le ricchissime e potentissime multinazionali del farmaco per rendere accessibili ai poveri dell'Africa le cure che permettono ai malati di vivere più a lungo e ai bimbi di non beccarsi l'Hiv dalle mamme sieropositive è difficile e rischioso. E poi è complicato da spiegare a lettori, elettori e telespettatori europei, che si annoiano a morte a sentir parlare di Terzo Mondo, a meno che non ci sia di mezzo il sesso.
Vi risulta che i governi europei, tanto indignati con B16 si siano mai impegnati seriamente per combattere la miseria e l'ignoranza in Africa? No. Molto più facile e meno caro mandare qualche milione di preservativi. Se poi la gente non sa cos'è un virus e pensa che avere molti figli sia l'unica garanzia per la vecchiaia, all'Europa non importa niente.
L'ex presidente sudafricano Thabo Mbeki ha sulla coscienza decine di migliaia di vite (almeno) perché, finché è stato al potere ha impedito di fare qualsiasi tipo di seria prevenzione contro l'Aids nel proprio paese. È un convinto sostenitore della teoria della cospirazione più idiota di tutte, quella secondo cui l'Aids sarebbe un'invenzione delle case farmaceutiche e della Cia. Ma con lui i governi europei mica si sono indignati. Prendersela con il delfino di Nelson Mandela non è mica chic.
Intanto, la Chiesa africana ignora questa bagarre tutta occidentale e continua a lavorare contro la povertà, l'ignoranza e l'Aids. Laggiù, il tubino nero proprio non serve.

martedì 17 marzo 2009

Souk al fregatourist


Se andate a Tunisi e incontrate il signore che vedete nella foto, vi racconterà che lavora nel vostro albergo e che, siccome gli è appena nata una figlia, vuole offrirvi da bere. Vi porterà in un bar lì vicino e insisterà per pagare lui.


Poi, dato che vi trova molto simpatici, si offrirà di accompagnarvi alla Medina, dove solo per oggi c'è la festa dei tappeti. Vi dirà che conosce un'ottima profumeria e una fabbrica di tappeti originali, dove vi faranno un prezzo di favore, grazie al fatto che siete clienti dell'albergo e, soprattutto, amici suoi. A quel punto, vi consiglio vivamente di salutarlo da parte mia e piantarlo in asso, dopo esservi bevuti il caffè alla sua salute.

Se invece crederete di aver incontrato una persona sincera, pronta a mostrarvi la Tunisia autentica, vi farà spendere 20 euro per 10 grammi di essenza alla Maison du Parfumeur, in Rue Sidi Ben Arous vicino all'angolo con Rue de la Kasba e poi vi chiederà 20 dinari in prestito per comprarvi un regalo "da parte della mia bimba appena nata, perché da noi si usa così" e vi porterà in una fabbrica di tappeti, dove cercheranno di farveli comprare a prezzi esorbitanti. Appena gli direte che non intendete spendere altri soldi e che volete visitare i monumenti, sparirà dicendo che deve correre in ospedale da sua moglie e che vi porterà il dono in albergo quella sera. Vi darà pure la sua parola di musulmano. Facendo un giro nel souk, scoprirete che 10 grammi di essenza costano al massimo 5 dinari (circa 2,70 euro).

Ovviamente non rivedrete mai più il vostro amico. Se chiederete alla reception, vi diranno che non lavora nell'albergo e che non siete il primo turista a cascarci.

A questo punto vi chiederete: "ma papà ti manda sola, alla tenera età di 37 anni?"

L'unica cosa che posso dire a mia discolpa è che nei giorni precedenti avevo incontrato solo persone gentili, disponibili e disinteressate, che mi hanno fatto sentire davvero a casa. La maggioranza dei tunisini è onesta e molto ospitale. Per fortuna, un altro turista ha fotografato il truffatore e il management dell'albergo l'ha denunciato alla polizia.

Purtroppo non è l'unico a esercitare la professione di fregaturist: l'ultima sera, uscendo da un altro albergo, ho incontrato un giovanotto che si è presentato come dipendente dell'hotel e mi ha detto che la mattina dopo, alla Medina, c'era la festa dei tappeti e se volevo, mi ci avrebbe accompagnata...

Mi sono trovata molto bene, invece, nel negozio Aux vrais parfums d'orient al 43 del Souk el Attarine, che in arabo significa mercato dei profumi. Per 30 grammi di oud e di garofano di buona qualità ho pagato 15 dinari, naturalmente dopo strenua contrattazione. Il venditore è gentile, competente e tifoso dell'Inter.