martedì 10 maggio 2011

Un demone da sposare


Voglio sposare Bartimeus.E' ironico, brillante, trova sempre un trucco geniale per uscire dai guai e ne ha così tante da raccontare che non gli bastano quattro romanzi di trecento pagine l'uno: ha bisogno pure di un sacco di note a pié di pagina, anche più divertenti della storia principale. Ha due soli difetti, tutto sommato trascurabili: è un demone e non esiste nella realtà.
Bartimeus è il protagonista dell'omonima trilogia e di un prequel, L'anello di Salomone (Salani), uscito da poco in Italia. E'un demone, ma di infernale ha solo il carattere. Proviene dall'Altro Luogo, un universo parallelo dove non esistono corpi nè confini tra le entità che lo popolano e vorrebbe restarsene lì a fluttuare in pace, ma quei seccatori dei maghi continuano a evocarlo nel nostro mondo, dove è costretto a mettere i propri immensi (a suo dire) poteri, al servizio degli umani. E lui si vendica sfottendoli e cercando di giocare loro tiri mancini, come farli uscire dal pentacolo protettivo e papparseli in un boccone. Però, quando incontra un mago diverso dagli altri, più appassionato alla sapienza che al potere, è pure capace di affezionarcisi. Anche se non lo ammetterebbe mai.
Il racconto delle peripezie di Bartimeus inizia quando Nathaniel, un maghetto inglese alle prime armi, lo convoca per rubare L'amuleto di Samarcanda, che dà il titolo al primo romanzo, continua con l'affannosa ricerca dell'Occhio del golem e si conclude quando qualcuno avrà il coraggio di varcare con lui La porta di Tolomeo. Ma ce ne sono tante altre da raccontare. La storia dell'Anello di Salomone è solo una delle tante Porta di peripezie della sua lunghissima esistenza.
Se sentir parlare di "maghetto inglese" vi ha fatto venire uno sbadiglio di noia, sappiate che Nathaniel è quanto di più diverso da Harry Potter si possa immmaginare. Tanto per cominciare, è un po' stronzo e si trova molto bene tra gli intrighi del Governo. Nell'anello di Salomone, poi, non c'è traccia di maghetti e atmosfere gotiche: si svolge tutto tra Gerusalemme e il Regno di Saba, un bel po' avanti Cristo. A evocare Bartimeus è una giovane guerriera - una tremenda rompiscatole, dal suo punto di vista - che vuole assassinare Salomone. Soprattutto, i maghi di Jonathan Stroud non hanno poteri magici. E, allora, come fanno a compiere prodigi? Semplice, scocciano gli spiriti dell'Altro Luogo, vincolandoli grazie al potere della parola. Non è fantasy, è l'incantesimo che fa Stroud ai suoi lettori: la Trilogia (ora quadrilogia e, spero, presto pentalogia, esalogia...) di Bartimeus è una mappazza del peso e delle dimensioni di un mattone, ma una volta che l'avrete aperta, ve la porterete anche in bagno e sul tram. Siete avvertiti.
P.S. Ho controllato: mister Stroud, purtroppo, è già felicemente sposato.