mercoledì 3 dicembre 2008

L'importanza di chiamarsi Porcelli

L'apparente disgrazia di un cognome come il mio è in realtà una fortuna. Ecco i vantaggi:
1) Stimola il senso del ridicolo e impedisce di prendersi troppo sul serio
2) Fin dalla prima infanzia permette di riconoscere e snobbare i deficienti: sono quelli che grugniscono quando la maestra chiama il tuo nome all'appello. da adulti sono quelli che quando ti presenti come "Elena Porcelli" dicono "promette bene!" giocandosi qualsiasi possibilità anche nel caso fossimo i due ultimi sopravvissuti alla distruzione del mondo.
3) Talvolta induce avversari poco avveduti ad autoeliminarsi da una discussione in un forum: mi danno della "porcella" e vengono immediatamente sommersi dalle pernacchie di tutti gli altri utenti.
4) Abbracciare il proprio suino interiore autorizza a fare un sacco di cose: tenere tutto in disordine (dove si è mai visto un porcello ordinato?), mangiare a conferenze stampa dove le altre piluccano (porco parco è un ossimoro, oltre che un cambio di vocale da Settimana Enigmistica), vestirsi comodi anche quando le fashion victim inorridiscono (il maiale non è un animale elegante) e altro che non sto a dettagliare. In pratica, si può applicare a se stessi il decalogo dell'ippopotamo felice. Basta sostituire "l'ippopotamo" con "il porcello"
5) Ha permesso alla mia amica Stefania Berbenni d'inventare il titolo di questo blog.

1 commento:

  1. Bene, bene, l'autoironia è ereditaria.
    Gianfranco Porcelli, paterfamilias

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