martedì 10 novembre 2009

Povero Cristo

Quando sono andata in prima media, dietro la cattedra c'era il crocifisso. L'insegnante di matematica entrò in aula e per prima cosa ci ordinò di fare il segno della croce.
Per me era normale, c'ero abituata dalle elementari. La maestra che ho avuto per cinque anni, Benita Bianchini Moro, ci faceva dire una preghiera tutte le mattine, all'inizio delle lezioni. E' una donna eccezionale che, senza darsi arie, è riuscita a insegnare a tutti, dico a tutti, anche a chi era nato con il quoziente intellettivo di un pesce rosso o in una famiglia di delinquenti o, come me, era già nevrotica persa, a leggere, scrivere e far di conto e, cosa più importante, a rispettare tutti gli altri, non tanto a parole ma dandoci l'esempio, perché trattava ciascun allievo come una creatura unica e speciale.
Quindi, dicevo, per me pregare era una cosa normale e, soprattutto, bella e giusta. Non immaginavo che Gesù potesse rappresentare qualcosa di diverso dal bene assoluto.
Ma la professoressa di matematica, di cui non faccio il nome perchè è meglio consegnare la sua memoria al disprezzo dell'oblio, dopo averci fatto fare il segno della croce, non iniziò l'Ave Maria, come faceva la signora Bianchini. Si avvicinò a un ragazzino all'ultimo banco, che, scoprii poi, veniva sempre a scuola con la stessa tuta da ginnastica azzurra, i mocassini e puzzava, lo prese per un braccio e gli urlò: "Non ti sai neanche fare il segno della croce! " Non so se avesse usato la sinistra o se avesse cominciato dalla spalla sbagliata. Fu bocciato. A quella donna il segno della croce serviva a individuare subito i figli di Dio più deboli e più facili da umiliare.
Guardai Gesù sul muro, dietro la cattedra, e scoprii una realtà terribile: poteva venir usato come strumento contro qualcuno. E meno male che in classe non c'era nessuno che apparteneva una minoranza religiosa.
Per mia fortuna, a dire messa nella mia parrocchia veniva don Gino Rigoldi, a dirigere l'oratorio c'era don Danilo Muzzin, un prete dal cuore grandissimo che adesso si sta godendo in Paradiso tutto il bene che ha fatto e avevo pure una catechista eccezionale, Giulietta Cremonesi, convertita dall'ebraismo e forte nella fede e nelle sue ragioni. Se non ci fossero stati la signora Bianchini, don Gino, don Danilo e Giulietta, forse, sarei tra quelli che vogliono togliere i crocifissi dalle aule e vietare le messe nelle scuole pubbliche.
Perché è vero che Gesù in croce rappresenta solo l'amore, la giustizia, la libertà di un uomo che si è offerto in sacrificio per tutti noi, anche per chi non crede che fosse Dio, come ha detto benissimo Fabrizio De André con questa canzone. E per difendere la sua presenza ci sono mille ragioni laiche e umane.
Ma è anche vero che, tra chi lo vuole appeso al muro c'è chi nutre la speranza che serva a far sentire un po' più esclusi e a disagio i bambini venuti qui da lontano, per sfuggire a un destino di miseria e magari di morte.
A fare ricorso contro il crocifisso nelle aule è stata una signora finlandese, insieme al marito italianissimo. E' atea razionalista, non musulmana. Ma Internet è piena di commenti che danno la colpa agli immigrati.
Non oso immaginare cosa pensa Gesù, di chi brandisce la sua immagine come una clava contro i poveri cristi e li vorrebbe appendere alla croce dell'emarginazione e del rifiuto.
Forse è importante che l'immagine di Gesù resti appesa dietro le cattedre, ma sarebbe più importante che, se non la fede in lui almeno qualcosa del suo insegnamento, fossero nei cuori e nelle teste di chi siede su quelle cattedre e sugli scranni dei magistrati e a Montecitorio e a Palazzo Chigi. Se fosse così, forse nessuno chiederebbe di toglierlo.
Battutaccia finale, se no il post è troppo serio:
La Lega difende il crocifisso. Fa sempre piacere vedere un extracomunitario che soffre.
O anche:
Forza Nuova difende il crocifisso. Fa sempre piacere vedere un ebreo che soffre.

3 commenti:

  1. Se al posto del Crocifisso mettessimo la bandiera finlandese, in "onore" di quella madre, la Croce ci sarebbe ugualmente - come c'è su almeno una decina di altre bandiere europee (su una ce ne sono tre, su un'altra addirittura cinque) senza contare la Croce Rossa Internazionale e altre associazioni di volontariato che hanno la croce nel loro logo (e forse anche nel cuore di almeno qualcuno dei loro aderenti).
    Ma sempre più persone stanno cercando di far passare Gesù come strumento di discriminazione - proprio lui che ha detto "Ama il prossimo tuo come te stesso" e quando gli hanno chiesto chi fosse il prossimo ha parlato del Samaritano - guarda caso, il buon esempio dato da uno di un'etnia che i Giudei consideravano inferiore e nemica.
    Che fare? Solo continuare a pregare per chi ancora non ha fatto esperienza dell'amore di Dio fatto Uomo.

    RispondiElimina
  2. Tutto al giorno d'oggi diviene motivo di scontro anzichè d'incontro...

    http://blog.libero.it/Anam8/7944380.html

    RispondiElimina
  3. che tristezza questo paese in cui si discute di crocifissi sul muro, mentre tanti Poveri Cristi vengono crocifissi ogni giorno dalle discriminazioni, dalle violenze e dalle ingiustizie...

    RispondiElimina