sabato 24 luglio 2010

Lettera aperta a Umberto Eco

Nella sua rubrica sull'Espresso di questa settimana, Umberto Eco sostiene che l'abitudine di tenersi per mano sia un fenomeno "limitato alle classi inferiori", dato che " Si tengono per mano persone senza cravatta, con quei curiosi cappelli di lana tirati sulla fronte che farebbero apparire cretino anche Einstein, di solito con maglioni alla Marchionne, piccoli commercianti o coltivatori diretti (forse votanti per la Lega, ma non escluderei qualche ex comunista), operai o statali di bassa categoria." Questo comportamento suscita in lui "un poco la stessa impressione che facevano un tempo quelli che in seconda classe mangiavano arance sul sedile di fronte." Il porcello non è una animale noto per l'eleganza, quindi non sono un genio del bon ton, ma dato che Eco invitava i lettori a scrivergli le proprie opinioni e che sono in possesso del suo indirizzo di posta elettronica, gli ho scritto questa lettera:

Chiarissimo professor Eco,

la ringrazio per il suo illuminante intervento sull'Espresso di questa settimana. Per mia sfortuna, sono nata in una famiglia piccolo borghese, con due genitori che si sono incontrati perché entrambi vincitori di un'umile borsa di studio Fulbright e per tutta la vita hanno svolto le vergognose mansioni di insegnante e docente universitario. Sono stata istruita in scuole e università pubbliche dove i docenti, imperdonabilmente, si concentravano più sull'analisi matematica e la Divina Commedia che sulle regole fondamentali del saper vivere.

Sono quindi sempre molto grata gli intellettuali come lei e Lina Sotis, che permettono agli individui svantaggiati come me di apprendere le regole di comportamento delle classi superiori. Altrimenti, saremmo in balia di deleteri modelli d'oltreoceano come Barack e Michelle Obama, che esprimono tenendosi per mano la propria palese insoddisfazione per le condizioni di miseria umana, culturale ed economica in cui sono costretti a sopravvivere.

Pensi che, addirittura, fino alla lettura del suo intervento, talvolta consumavo arance negli scompartimenti ferroviari di seconda classe, pensando assurdamente che, per dimostrarsi una persona educata, bastasse offrirne ai vicini, non sporcare e portarsi via le bucce.
A proposito, mi permetto di chiederle: esiste un alimento che si può consumare nelle carrozze ferroviarie senza destare l'altrui ludibrio?
Non vedo l'ora di pubblicare nel mio blog porcelliconleali.blogspot.com la sua risposta, che può aprire la mente a tanti sfortunati piccoli borghesi come me.


Cordiali saluti
Elena Porcelli


P.S. Durante una delle nostre abituali passeggiate mano nella mano, il mio fidanzato sosteneva che un hacker fascista si dev'essere introdotto nel sistema editoriale dell'Espresso, sostituendo la sua rubrica con una volgare parodia del peggiore snobismo radical chic. Se così fosse, la prego di ignorare questo messaggio.

Vi farò sapere se il professor Eco mi risponde. Spero di cuore che mi scriva: "è stata solo una botta di caldo".
AGGIORNAMENTO: NON CE LO SIAMO GIOCATO, PER FORTUNA

Eco ha risposto: "Non è un hacker fascista ma sono io che ho fatto una parodia del peggiore radical chic. La sua divertente parodia della piccola borghese mi fa capire che non sempre l'ironia rende. Ma lo dicevo in fine: al giorno d'oggi ...non ci sono questioni più serie di cui parlare."

5 commenti:

  1. Eco dice che la sua è "una parodia del peggiore radical chic". Mi domando solo quale sia "il migliore radical chic"!
    Mi viene voglia di scrivere una "Fenomenologia di Umberto Eco" analoga a quella che lui ha scritto su Mike Bongiorno. Però un tempo si diceva "parlar male di Garibaldi" per dire una cosa che non dovevi fare per non trovarti tutti contro. Temo che con Eco sia la stessa cosa: ha scritto di tutto e il contrario di tutto (prima la struttura assente e la semiosi illimitata, poi Kant e i limiti dell'interpretazione - con una virata di 180°) e i suoi lettori l'hanno osannato sia prima che dopo.
    Temo che quanto ho scritto sia già sufficiente per farmi etichettare come fascista.

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  2. eccomi anche qua. fico questo blog, tornerò a trovarti (con delle arance). ne ho uno anch'io, se ti va passa. ciao ciao sto facendo un'inchiesta faticosissima spero che tu invece sia a passeggiare sulla spiaggia mano nella mano con il fidanza o con eco nel frattempo redento

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  3. @Gianfranco
    Secondo me dovresti scriverlo. Ovviamnete, quanche poveraccio dirà che sei invidioso perché Eco è più famoso. Ma lui non mi sembra di quella pasta.
    Peraltro è normale che il pensiero di quasiasi studioso evolva, in tanti anni e la maggioranza dei suoi ammiratori, me per esemio, non ha la competenza e la voglia di valutare i suoi testi scientifici. Si limita a apprezzarlo come romanziere e opinionista.
    @Paola: ben ritrovata. Neach'io vado al mare. D'estate, per noi precari, c'è più lavoro.

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  4. Ho letto solo ora questo divertente insieme di ironie (più o meno venute bene). Mi meravigliano alcune cose. La prima e più ecclatante (oddio, spero si scriva così, se non il signor Eco mi dedicherà un saggio in materia...) è che Eco abbia mai viaggiato in seconda classe: incredibile! La seconda è che neppure Eco si prenda sul serio: credevo che pendesse dalle sue labbra. La terza è che ho scoperto che esiste un miglior e un peggior radical chic e che Eco li conosce benissimo entranbe. L'ultima, ma a dire il vero non mi meraviglia più di tanto, è che lui dice che "in fondo al giorno d'oggi non ci sono questioni più serie di cui parlare", che sembra voler motivare l'aver scritto un pezzo in fondo da lui disapprovato (frivolo??) dimenticando che esiste sempre un'alternativa: il silenzio.

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  5. Caspiterina, è passato più di un anno e qualcuno ancora capita su questo post!
    Dunque:
    1) Eco è persona intelligente e, di conseguenza, auto ironica. Se lo reputassi un imbecille, mica farei un post ogni volta che un suo scritto o dichiarazione mi sembra una fesseria.
    Cerco di applicare la saggia norma: "Non discutere mai con un cretino, la gente potrebbe non notare la differenza".
    2)Il concetto di "radical chic", in origine indicava persone che si accodavano all'onda "rivoluzionaria" degli anni Settanta per puro conformismo modaiolo, senza desiderare il cambiamento della società, anzi, sotto sotto, temendolo, perché avrebbe potuto intaccare i loro privilegi. Oggi, però, chiunque sia di condizione sociale alta o media, ma ritenga giusto difendere i diritti di chi sta peggio, viene accusato da gente tipo Vittorio Feltri di essere "radical chic". In qualche discussione sul Facebook l'hanno detto anche a me e, insomma "radical" passi (anche se non ho mai votato Pannella & co), ma un porcello "chic" dove si è mai visto?!
    L'aggettivo "peggiore" l'ho usato io per prima, Eco penso che si sia accodato passivamente. Non credo che abbia pesato ogni parola della risposta. Un vero "radical chic" è sempre disprezzabile, perché parla dei diritti dei poveri solo finché non vanno a puzzargli sotto il naso e disprezza snobisticamente i piccolo borghesi, soprattutto quando si lamentano, legittimamente, del campo nomadi sotto casa. Un "radical chic" nell'accezione di Feltri, invece, è persona rispettabile: nascere benestanti non obbliga a tenersi i paraocchi e sposare a priori il pensiero conservatore. In questo senso, i "peggiori radical chic" esistono: sono quelli del primo tipo.
    3) le rubriche, come quella di Eco sull'Espresso, sono una fregatura, proprio perché non consentono il silenzio quando non si ha nulla da dire. Prima o poi capita la settimana in cui uno si è occupato di cose che non c'entrano, non ha idee, ma la redazione si aspetta comunque il pezzo, per cui butta giù la prima cosa che gli viene in mente. E gli scappa la fesseria.

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